I nerd sono morti! Evviva i nerd!

Lo so, lo so benissimo che il titolo è provocatorio ma alla fine mi capirete. Prima di tutto vorrei dirvi che questo post, dopo un anno e passa dall’ultimo, nasce da una mia lunghissima riflessione frutto di fastidi vari ed eventuali, polemiche assurde sui social, difficoltà a capire cose mie e altrui. Insomma non è facile e non è nemmeno detto che sia il punto di arrivo di tutta questa serie di pensieri. Di certo è un punto, una tappa, un qualcosa.

Prima di tuto permettetemi, se non mi conoscete e non avete mai davvero avuto a che fare con me, di fare una piccola presentazione di me nerd, perché la me nerd è il centro focale della me non nerd (sempre che sia davvero esistita una me non nerd. Forse ero solo una nerd in nuce, senza sapere cosa significasse esserlo). Avevo 13 anni circa quando al mare ho iniziato a giocare con la scatola rossa di D&D. No, non quella di “Stranger Things”, ma quella originale, quella vera, quella che ha fatto venire una lacrimuccia proprio a rivedere da grandi la serie tv che strizza gli occhi agli anni ’80 e a quella pletora di “sfi ga ti” o “sa ta nisti” che venivano additati da quelli “nor mali”. Non eravamo niente di quello che ci accusavano e gli altri non erano quello che si ritenevano. Eravamo solitari e forse un po’ impauriti dalle storie che tutti raccontavano…vabbè questo non c’entra dai.

Comunque sia da quel dì non ho smesso di leggere fantasy, grazie alle storie che allora arrivavano in Italia: eravamo una sorta di carbonari che si intrufolavano nelle librerie sperando nell’Editrice Nord, nella Cosmo o anche nella Mondadori (ben lontani i tempi dei draghi di adesso). Se andava bene i più fortunati avevano edicole fornite e i veramente ricchi avevano le prime fumetterie. “Letto & riletto” (sì quello immortalato in Ratman. Perché anche Leo c’era!) quanto ti devo moralmente (i soldi li hai tutti, tranquillo, niente chiodi). Ogni volta che riguardo le mie edizioni Armenia dedicati alla Dragonlance torno direttamente agli anni’90 e mi scende una lacrimuccia. Non sono mai stata un’accumulatrice e non avevo la paghetta, quindi ho imparato velocemente l’arte del risparmio e della condivisione. Il bello di quel tempo era che condividevamo tanto: ohhhhh quante fotocopie e manuali passati di mano in mano! Che tempi!

Poi il periodo universitario, con una sorta di attivismo, gli anni dei primi larp con le armi in materassina e le armature di lamè. E poi c’era “Lucca Comics” poi i Games: due volte l’anno, nel palazzetto dello sport. L’ho vissuto in pieno quel tempo, con le macchinate per andare in giornata e tornare a casa con dei tesori da condividere con gli amici (allora sì che c’erano dei signori sconti da fiera!). Ho vissuto l’emozione del primo padiglione e poi di entrare in città: eravamo usciti dalle caverne. Le lunghe lotte contro i giocatori di ruolo da parte di psicologi e giornalisti e pseudo religiosi erano forse alle spalle. Il peggio sembrava passato. Ero lì, da stendista, quando Lucca sotto un assedio festoso di cosplay e nerd di ogni tipo, generazioni di nonni genitori figli e nipoti nerd camminavano festosi senza riuscire a fermarsi, ero lì quando Lucca, dicevo, divenne la seconda fiera mondiale superando San Diego. Quando la notizia si sparse per gli stand, piangevamo, non sapevamo per la gioia, la stanchezza, i panini mangiati male, i sebac irraggiungibili o per le tante umiliazioni che avevamo subito per arrivare fin lì e farci arrivare a quel punto.

Poi per me si ruppe l’idillio.

Non sono una nerd accumulatrice, proprio perché quegli anni di povertà per tutti mi aveva insegnato che non esiste party se non si mettono insieme “casa manuali schifezze da mangiare e dadi”. Non ho sbagliato a scrivere “condividere” per tante volte: quello è stato il fondamento del nostro essere nerd, quando non era una parola positiva. C’eravamo noi soli a darci una mano fra noi, a difenderci, a crederci. Forse la vivo come il mito dell’età dell’oro, ma credetemi per quanto possa dire i difetti che c’erano (avete idea cosa significa essere fra le prime giocatrici di larp a livello nazionale? Non è stato facile, ma spesso è stato da riderci su) erano inferiori a tutto quello che ho avuto umanamente e culturalmente. E’ stato un gran bel momento.

Come si ruppe l’idillio?

Non lo so. Vorrei dire che sono cresciuta e ho smesso di credere alla magia, ma non è stato così. I nerd, quelli che conoscevo io, sono cresciuti con me e hanno deciso di espandersi anche a livello social, lasciando quelli più “anziani” a cercare cantieri adatti. Nuove generazioni si sono succedute e io ho sentito una frattura. Come dissi un giorno a un mio contatto social: “noi nerd generazione X non siamo stati in grado di educare e formare le nuove generazioni, ci siamo chiusi nella nostra eterna adolescenza e li abbiamo mandati al fronte da soli, creando una generazione incattivita, solitaria e bisognosa di costruire muri. Abbiamo sbagliato.”

Scusate.

Sì è quello che penso. Perché non tutti i nerd hanno figliato e non tutte le nuove generazioni hanno genitori nerd da cui raccogliere il testimone. Noi ci siamo beati che diventando grandi, coi soldi finalmente in tasca, potessimo spenderli in cose per noi, ci siamo presi un diritto non nostro di voler tarare tutto al nostro gusto, rivendicando diritti che sinceramente non aveva senso di rivendicare. La condivisione si è trasformata in possesso, in collezionismo sfrenato e siamo caduti nella trappola del consumismo sempre più deleterio. E siamo diventati ciechi e incattiviti. Ci sono cascata anche io, incavolandomi quando vedevo modificato il manuale su cui ero cresciuta, le avventure che avevo giocato, i film che avevo amato, i libri che mi avevano fatto crescere. Avevo tirato su un muro. E mi sono arrabbiata quando le nuove generazioni hanno cercato di abbattere tutto quello che era passato, dichiarandolo non solo superato, ma addirittura tossico, distruttivo, antico. Si è creata una fattura, si è creato un muro, i nerd sono scesi in battaglia l’un contro l’altro armato.

Ed è allora che abbiamo perso.

Mi ci è voluto molto per capire come sbollire il mio senso di fastidio, il nervosismo imperante, la mia frustrazione alimentata continuamente dalle polemiche, finché un giorno un illustre sconosciuto su fb disse una cosa del tipo “ma guardate che non ci hanno tolto i libri, i film, i manuali e i videogiochi. Noi li avremo sempre. Stanno solo costruendo prodotti che non sono più per noi, ma per le nuove generazioni.” Un concetto così semplice, ma che mi ha spogliato del mio malessere. Ho guardato la mia libreria che nel mentre cresceva grazie ai mercatini degli usati (quanti libri ho recuperato!), ho ripensato al mio gruppo di D&D scatola rossa con cui ho giocato online nei 2 anni di pandemia e lockdown (un’operazione nostalgia da manuale!), a tutti i miei ricordi, ai film visti e ho capito che era vero così. Che a nostro modo è ora di passare lo scettro, di lasciare che una nuova generazioni di nerd si costruisca il proprio linguaggio, libera di recuperare quello vecchio e noi disposti a fare i testimoni di quel tempo.

C’è un nuovo modo di comunicare, forse in certi punti meno consapevole e meno davvero libero da influenze esterne; ci sono nuovi prodotti; ci sono nuovi personaggi; c’è un nuovo mondo nerd che necessita di capirsi, di farsi capire, di pretendere il posto al sole come lo abbiamo richiesto noi. Perché se vogliamo che quello che abbiamo amato e costruisca possa continuare a sopravvivere dobbiamo farlo crescere, non tenerlo nascosto e poi lasciarlo andare. La lezione che abbiamo imparato a nostre spese negli anni ’70-’90 (mamma mia quanto tempo!) è non solo che “l’unione fa la forza”, ma anche che “la fantasia è la nostra forza”: se la uccidiamo in noi o negli altri, se permettiamo alla politica, all’ideologia, al denaro di dividerci vuol dire che alla fine hanno vinto loro, quelli che ai nostri tempi ci cercavano per picchiarci o deriderci, per etichettarci come dei disadattati mentali, quelli da curare o da esorcizzare. La comunità nerd è stato, ripeto anche con i difetti e gli errori, un momento di crescita e di protezione per tante persone e questo è un bene che va difeso e diffuso.

Quindi se da una parte noi nerd vecchia generazione abbiamo diritto alla pensione (solo quella, perché altra non la vedremo) a goderci tutto quello che abbiamo amato, i nuovi nerd hanno bisogno di rivendicare il loro spazio nel loro mondo a loro modo senza distruggere, ma solo aggiungendo.

I nerd sono morti! Evviva i nerd!

Always.