“I fantasmi di Rowan Oak” di William Faulkner

Questo libro mi è arrivato in dono quando partecipavo al giochino dei “Corpi Freddi” (è un po’ che non ci partecipo, sono successe cose, rotti equilibri, mi spiace. Sono tornata a leggere come prima e frequentare le persone senza frenesia. Il giochino mi manca lo ammetto…chissà…). Non ricordo nemmeno cosa mi avesse colpito quando l’ho messo in wl, ma qualcosa deve esserci pur stato, qualcosa che ora, a fine lettura, non trovo. Rimane il bello di aver ricevuto un regalo, un libro desiderato, e come tale verrà riposto nella libreria, al suo posto.

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Di cosa parla? Beh è una serie di racconti dell’orrore o del gotico, quei raccontini attorno al fuoco che servono più a farti immaginare cosa potrebbe succedere se…se non fosse il vento a muovere le foglie o le tende…se quello scricchiolio del legno non fosse il suo normale assestamento, ma i passi di qualcuno tornato dall’oltre tomba.

Nato come ricordo dei racconti che William Faulkner raccontava ai suoi nipoti quando cera il raduno di famiglia, è in realtà un progetto editoriale abortito, senza capo nè coda. Perché? Perché le cose non sono solo slegate fra loro (e ci sta quando si parla di raccolta di racconti), ma anche buttate un po’ a caso: in centrale una serie di foto di attori e film horror di inizio secolo; un racconto viene, in due momenti diversi del libro, ripetuto con prospettiva leggermente diversa, ma sostanza uguale; un racconto dovrebbe essere pauroso e invece è onirico e sconclusionato (mi ha ricordato molto il romanzo di Gaiman “L’oceano in fondo al sentiero”, mi chiedo se si sia ispirato a questo raccontino come succo del discorso) e che sinceramente ho capito poco. Si salvano i primi due racconti, quelli che maggiormente mi hanno dato l’illusione di avere in mano un vero gioiellino della paura: “Judith” e “Il lupo mannaro”. Di impostazione diversa, ma con lo stesso filo logico: condurre il lettore ad avvicinarsi al mostro, al paranormale con incoscienza e tremore, insieme ai protagonisti, mentre l’inevitabile diventa realizzabile e … la paura prende possesso. Letti di notte, da soli, con una piccola lucina sono davvero i compagni ideali per chi, come me, ricerca di essere spaventata, senza essere schifata; di ritrovare quella sensazione infantile di protezione nelle coperte e di chiudere gli occhi di corsa per non vedere arrivare il mostro. Questi due racconti mi hanno ingannata, perché se “Il segugio” può essere alla stessa altezza, il fatto di ripeterlo è stato noioso; mentre “L’albero dei desideri” mi ha lasciato indifferente.

Voto: 5 e mezzo. Voto insufficiente per la non coerenza editoriale e per aver sprecato un’opportunità.

Scheda

Titolo originale: “The Ghosts of Rowan Oak”

anno di pubblicazione: 1980

I singoli racconti poi sono stati pubblicati e ripubblicati più volte e in singoli libri, non li segnalo per pigrizia… 😀

Traduzione e introduzione a cura di Luca Scarlini

Casa editrice: Donzelli editore

finito di stampare il 16 giugno 2005, presso le Arti Grafiche del Liri s.r.l., Isola dei Liri (FR)

copertina: Lillian Gish in “Il vento” (1928) di Victor Sjostrom

pagine 127