“Hugo Cabret” di Martin Scorsese

http://www.mymovies.it/film/2011/hugocabret/

Ho preferenza per i film leggeri, fantastici, d’avventura o anche di paura; sfuggo quelli che fanno troppo pensare o quelli di opinione. Sono una da relax cinematografico. Così quando, dovendo stirare una marea di panni, ho visto su sky trasmettevano questo film ho sincronizzato i tempi.

Mi aspettavo da questo film una favola un po’ steampunk, magica e avventurosa, forse un miscuglio fra il “Meraviglioso mondo di Ameliè” e “Inkheart”, insomma mi aspettavo buoni sentimenti e patimenti. Invece ho trovato solo stucchevoli buoni sentimenti un po’ troppo appiattiti. Rimasta malissimo mi sono andata a capire perché avessi avuto questa sensazione di assoluta noia. Le critiche erano tutte esaltate e soprattutto sul http://www.mymovies.it (il mio punto di riferimento per i film) il voto era molto alto. Poi ho capito: Scorsese ha reso un omaggio al cinema non solo raccontando una storia sulla nascita della cinematografia, ma ha costruito anche il suo primo film in 3D. E se un film in 3D che deve supportare tutta la meraviglia dello spettatore te lo guardi sul televisore di casa, beh, diciamocelo, abbiamo perso lo scopo del film.

E qui secondo me casca un po’ l’asino. Non tanto nella persona di Scorsese, ma proprio in questa visione dei film degli ultimi anni, soprattutto da quando il 3D ha preso il sopravvento. Prima era un tutto “oh no, con il 3D sarà la fine del vedo non vedo!”, poi è stato un “facciamo tutto in 3D perché è divertentissimo” e nel mezzo abbiamo perso la funzione del film: raccontare una storia. Se basiamo tutta la nostra attenzione sulla penna che esce dallo schermo, sullo schizzo di sangue che sembra arrivarti addosso o di trovarti in mezzo al bosco; se dimentichiamo che raccontare una storia deve solleticare la nostra fantasia e farci entrare in empatia con la storia e i suoi protagonisti; se tutte queste cose capitano in fase di progettazione perché si pensa più all’estetica che al contenuto, allora la crisi del cinema ha raggiunto uno dei suoi peggiori apici.

O forse io non ho più l’età per emozionarmi per i colori pastello, per le storielline tirate via di orfani incompresi e cattivi ammosciati, per mirabolanti passaggi di scene più o meno legate fra loro. Forse anche dai film per ragazzi pretendo che l’avventura sia con la A maiuscola e che anche i ragazzi vengano un po’ sballottatti e si muovano sulla poltrona; forse ho visto cose migliori negli anni passati.

Anche il cast, per quanto stellare e con un Ben Kingsley in puro divertimento da mimica facciale, è sotto le capacità e sotto stimati. Se Sasha Baron Coeh esce dal suo personaggio sopra le righe che lo ha reso famoso; se i ragazzini fanno le faccine richieste e nulla più; altri passano, timbrano cartellino e via ( J. Law per esempio); altri si scoprono solo alla lettura del cast (tipo J. Depp); salvo solo C.Lee sotto la maschera del bibliotecario perché fa l’unico personaggio stimolante ma non usato e anzi messo posticcio (su di lui si doveva fare un film).

In conclusione mi tocca dare una insufficienza al film, pur riconoscendo che gli effetti speciali e i costumi erano meravigliosi:

voto: 5–