Ho finalmente finito il libro della lettura di Halloween. No, fermi non è successo nulla, ma come ho potuto dire altrove mi sono incartata con i libri presi in biblioteca e quindi le tempistiche sono andate tutte in tilt. Per la lettura di Halloween mi è rimasto anche un altro libro che ora comincerò. Diventa difficile scegliere un libro che sia a livello dei grandi classici di genere, senza cadere nello splatter o in altri generi; diventa difficile trovare atmosfera e sensazioni ed emozioni, legate a mostri di forma varia, cattivi e buoni. Sì, diventa sempre più difficile, anche se devo dire che ce ne sono tanti da leggere (se non fosse che tanti ne ho anche già letti). A questo giro mi sono affidata al “popolo di fb” (bhe in realtà ai miei contatti sul mio profilo privato, quelli con cui si chiacchiera tranquillamente di tutto e che so che sono buoni lettori) e la scelta è ricaduta su Stoker e Hodgson. Parliamo di Stoker.
Parte bene il racconto, con tutti gli elementi che ci aspettiamo, forse un po’ forzati nella memoria dal grande “Dracula” che non si può non leggere almeno una volta nella vita. Abbiamo il viaggio in nave e una misteriosa bara; abbiamo un’eredità misteriosa e forse “ingiusta” (in ottica di famiglia, mica per altro); abbiamo un giovane avventuroso con tanto di zia buona alle spalle; e infine abbiamo un paese sperduto per i monti in una zona indefinita dell’Europa. Tutto come è per Dracula, se non fosse che il nostro zannuto protagonista si muoveva dalla Transilvania per andare a Londra, mentre qui si fa il tragitto inverso. Buona parte del libro mantiene l’atmosfera di ansia, paura e paranormale con il nostro giovane eroe pronto a diventare uno del paese delle Montagne Azzurre, a farsi carico di tutti i loro problemi, ma affascinato da una strana fanciulla vestita solo di un sudario bianco che lo viene a trovare solo di notte. Zan zan! (musichetta di sottofondo).
Buona parte del libro alla fine gira attorno a Rupert che narra nel suo diario questa sua infatuazione, questo suo non capire chi ha di fronte, l’accettazione anche della sua natura vampiresca e la sua romantica intenzione di liberarla dall’inferno. Il lettore si incammina sulle orme, lungo le scalinate di cripte fatiscenti, attorno a camini dei castelli cercando di mettere in allarme tutti, quando alla fine…
****ATTENZIONE SPOILER****
…alla fine tutto si risolve in una romantica bolla di sapone. Niente vampiri, niente discese negli inferi, ma solo una avventura buona per i lettori dell’epoca che cercavano il mito del combattente eroe, capace di guidare aerei e scalare montagne per difendere l’amata rapita dal Turco (e qui ci sono tutti i pregiudizi dell’epoca riguardo all’impero ottomano. Pregiudizi…vabbè sì, alcuni, ma altri erano il frutto di rapporti diplomatici interrotti con atti di guerra e azioni di conquista da parte dei turchi di terreni limitrofi all’impero. Non che l’impero britannico non facesse lo stesso, ma alla fine uno scrive per i suoi, mica per il nemico), donna di altrettanto valore e coraggio, degna di essergli moglie; con tanto di alleati e sottoposti geniali e coi contatti giusti.
Il libro si è rivelato un bel romanzo d’avventura di fine ottocento-inizio novecento, con gli elementi di esotismo, di ingegno, di capacità militare che tanto infiammavano gli uomini e le donne prima della guerra mondiale (che nessuno avrebbe immaginato, ma di cui si sentivano i sentori lontano un miglio molto probabilmente). Non posso dire che non sia stata una bella lettura, ma non era quello che mi aspettavo.
Stoker scrive ancora una volta in forma di diario e scrive bene (e viene tradotto bene, anche se ogni tanto qualche errore di battitura non corretto da un correttore di bozze c’è), con quel suo parlare lineare pieno di subordinate e correlate che son sempre un casino da leggere se perdi il filo. Mi piace la scrittura di Stoker non fraintendetemi e a questo giro mi sono anche divertita a leggere a voce alta il libro (si presta, sappiatelo), ma è un attimo dimenticarsi il soggetto della principale. La vicenda è ben scritta e anche le parti più oscure sono ben sciolte senza troppe forzature, anche se il prologo mi rimane a posteriori totalmente oscuro e lontano dal resto…
Quindi se volete un libro avventuroso e gotico nello stesso tempo, questo è quello che fa per voi; se invece cercate un horror gotico non è questo il libro che state cercando.
Voto: 6 e mezzo. Alla fine, anche se è stato piacevole non era quello che cercavo e rimanendo in quell’ottica si sono sprecate occasioni e buttato in mare troppi ami per non pescare alcun pesce morto. Se lo avessi letto come libro d’avventura sarebbe cambiato qualcosa? Boh, alla fine in quell’ottica ci sarebbero stati troppi elementi non consoni. Stoker cosa volevi scrivere? E soprattutto per chi?
Scheda tecnica:
titolo originale The lady of the Shroud
traduttore: Gabriele Ruggero
anno di pubblicazione:
edizione: Basaia, i libri del Graal
introduzione di Riccardo Reim
finito di stampare: novembre 1985 presso la I.T.L. di Palestrina
progetto grafico e impaginazione: Valtenio Tacchi
copertina: Tarocco di Aleister Crowley
in quarta di copertina: Bram Stoker in un disegno del 1885
pagine 175
prezzo: £ 18.000