“Il nostro comune amico” Libro 4, cap. VII-VIII

Il maestro tentato omicida torna alla casupola di Riderhood nello stesso modo arrogante e parassitario in cui c’è arrivato, ma se pensa che il barcaiolo disonesto abbia cura di lui è un povero illuso. Il sodalizio fra i due è terrificante, non solo per gli atti che compiono o che nascondono, ma anche per come il destino giochi con le loro vite: da un lato il barcaiolo sembra sempre più poter diventare il capro espiatorio del tentato omicidio, dall’altro il maestro vede che i suoi piani non si svolgono come desiderato. Quello che però non ha capito il maestro pazzo è che Riderhood è proprio un delinquente e non lo lascerà andare impunemente per la sua strada.

Il ritorno alla normale attività di insegnamento non scosta dalla mente di Bradley quello che ha fatto, anzi continua a girargli in testa la fantasia di come avrebbe dovuto fare visto l’esito non definitivo del suo atto. Oramai la sua fantasia è una vera e propria fantasia paranoica e anche se gli alunni non si accorgono di nulla, qualche effetto dovrà pur farlo.

Mentre l’altra stalker, la signorina Peecher con l’ausilio dell’alunna Anna Maria, non riesce a disintossicarsi dal suo amore ossessivo nei confronti del maestro; ed è grazie al suo spiare che veniamo a saper dell’incontro di Bradley con Carletto, oramai divenuto a sua volta maestro in un altro istituto. Ovviamente il discorso arriva subito al punto: l’assassinio di Wrayburn. E sorprendentemente Carletto pone il veto di confessione al maestro perché (testuali parole) “io lo riferirò parola per parola”. In fine arriva il disconoscimento! Ma che è successo? Pian pianino si capisce il perché: mica è perché ha capito che il maestro è pazzo, mica per rispetto alla sorella che era oramai stata venduta sulla pubblica piazza, no, no, è perché tutti gli altri gli rovinano la reputazione! Ma due ceffoni ben dati a Carletto no? Razza di un ingrato! E il maestro esce sconfitto da questo scontro.

http://www.victorianweb.org/art/illustration/mstone/47.html

La povera Uccellino invece si trova a dover pensare alla delusione dovuta al comportamento di Riah istigato dal suo capo in incognito, però non si capisce perché debba rimanere in silenzio sulla cosa con Lisetta, se sono tanto amiche. In modo inatteso e sospetto giunge a trovarla il signor Fledgeby e il colloquio fra i due svela che la vera mente sopraffina è proprio della ragazza e non del truffaldino. Certo che anche Fledgeby vuole trovare Lisetta è proprio una mancanza di inventiva Dickens!

Il mascalzone cerca di mettere in cattiva luce Riah, portarsi dalla sua Uccellino e combinare di certo un altro disastro che provochi dolore a una terza persona. Bella mente da cattivo che ha: a quando due ceffoni? Eppure mentre noi pensiamo che Uccellino sia caduta nella trappola, all’allontanarsi di Fledgeby lei inizia a confabulare fra sè e sè cercando di scoprire l’intricato meccanismo di personaggi e legami , ma sempre per difendere l’amica.

Poco più tardi Uccellino si trova nella dimora di Fledgeby non si sa bene perché e si trova a dover discutere con una signora che aspetta il suo turno per discutere col padrone di casa. Ma è la signora Lemmle che aspetta il marito andato a discutere (sembra rumorosamente) con il mascalzone. Che bel trio! Uscita la simpatica coppia dopo aver cercato di intortare la sarta delle bambole, quest’ultima trova il padrone di casa in pigiama che, con voce rotta, accusa di essere stato derubato. Vamolà che ora c’è un po’ di azione! Così veniamo a sapere che fra i tre mascalzoni c’era appena stato un simpatico incontro in cui la peggio l’ha avuta Fledgeby, mentre Uccellino sembra essere stata messa in mezzo per pura meschineria. Oppure no, visto che all’ultimo ella da una bella lezioncina al padrone di casa malandato e impaurito.