“Notte Eterna” di Del Toro & Hogan

notte eterna
A volte le candele rosse ikea servono a qualcosa: fare foto vampiresche! 😀

Concludo la trilogia dei vampiri iniziata con “La progenie”. Un trilogia che mi ha ridato speranza per il genere horror di stampo vampiresco: non più robe che sbriluccicano al sole, niente amori strappalacrime, niente diabete indotto, niente “buonismo”. Il vampiro, essere corrotto, non morto per eccellenza, cerca di imporre il suo dominio sugli altri esseri viventi, come se fosse in un qualche modo invidioso della loro vita, della loro non scelta: non si sceglie di vivere (si sceglie solo come vivere), mentre in un certo senso la non vita è stata una scelta più o meno imposta.

In questo terzo e conclusivo capitolo abbiamo la resa dei conti: i vampiri hanno vinto e dominano sull’umanità, mentre sacche di resistenza cercano di ristabilire le condizioni naturali. Il mondo è in una sorta di post apocalittico di stampo nazista, con campi di concentramento-lavoro, con vere e proprie zone per la riproduzione forzata, con capò e traditori da una parte; bande di spacciatori di beni essenziali, trafficanti di vario genere, umani liberi dall’altra. E nel mezzo i nostri eroi, orfani di Setrakian morto alla fine del secondo libro in una dura lotta contro il cattivo. I nostri vivono la difficile condizione di umani consapevoli del perché e del percome, cercando un equilibrio fra i propri legittimi desideri di avere una vita normale e il fatto di essere gli unici a poter salvare l’intera umanità. Non c’è una visione messianica della faccenda anche se gli autori buttano l’amo a farci credere questa cosa: Ephraim è in una certa maniera un predestinato, un chiamato, uno il cui nome è scritto nelle profezie, ma perché questo debba essere così non è poi del tutto chiaro. O comunque la sua egoistica ricerca di salvare il figlio dalle grinfie del Padrone è più forte di ogni altra chiamata.

Si aggiunge alla compagnia Quinlan un vampiro molto particolare. Normalmente un personaggio del genere dovrebbe rientrare nella categoria dei dampyr cioè i figli umani di un vampiro e di una umana, ma la sua figura è più ibrida essendo stato corrotto dai parassiti vampireschi nel ventre materno. Per il Padrone è l’unico vero Figlio, ma è anche l’unico vero avversario da temere. Il personaggio è una sorta di deus ex machina della vicenda: guida il gruppo di umani, li consiglia e porta loro la sua saggezza millenaria e anche la consapevolezza della grandezza della morte eterna come unico modo di riposare dalle pene della vita. Prende il posto di Setrakian, ma senza averne la drammatica esistenza: non è il suo contraltare, ma solo un altro modo di essere guida.

Ora la vera nota dolente: il finale. Non è facile fare un finale credibile soprattutto quando ad affrontarsi sono due avversari per potenza diversi e non comparabili: un vampiro è comunque un essere sovrannaturale, con poteri e conoscenze che variano nel tempo e nello spazio, certo ha dei difetti (la luce del sole per esempio), ma di certo non si può sottovalutare. In più ha di solito un “gregge” o un clan di suoi simili dotati anche loro di poteri superiori agli umani. Gli umani di solito sono motivati tanto dalla forza di volontà. Un divario un po’ ampio da colmare. Eppure tutte le altre storie di vampiri ci hanno dimostrato che alla fine i cacciatori ce la fanno, magari con qualche importante perdita, ma ce la fanno. Qui come si fa? Il vampiro è niente altro che un parassita che si insinua sotto pelle, un parassita molto resistente nel tempo (splendida la spiegazione teologica della nascita di questa razza o specie), è come una malattia infettiva: come lo si elimina se non si hanno antivirus? Beh (e qui mi spiace cascano gli asini) si usa una bomba nucleare! Eccerto! E dove la si trova? Beh sotto casa indicativamente. Eccerto bis! E dove la mettiamo? In un posto mitico che le profezie antiche e bibliche hanno già identificato? E dove si trova? Fra America e Canada.

-momento sconforto- (un minuto di silenzio e di imprecazione. Condividetelo con me per favore).

A quel punto avrei voluto chiudere il libro e scrivere agli autori che volevo il pagamento dei danni morali perché avevano appena mandato in vacca due libri e mezzo e tante aspettative. So che dopo aver pompato tanto la storia fra profezie, rivisitazione della Storia in modo credibile, citazioni sparse, quel sentore di credibilità e verosimiglianza, era difficile trovare una fine all’altezza, ma così è stato davvero buttare via tutto, bambino ed acqua sporca e bacinella annessa. Mi spiace cari miei autori, ma siete stati fortunati ad avere editori o lettori del manoscritto clementi, perché io vi avrei rispedito la copia con un bel “no” sulla parte finale del libro. Se mi facevate un bel rituale mistico alla Hell Boy era più credibile!

Peccato. Davvero. Comunque la serie rimane nel mio cuore di lettrice e sono veramente orgogliosa di averla letta e averla nella mia libreria. Forse un giorno i due scriveranno altro per farsi scusare della boiata fatta e io li capirò.

Voto: 6 + Non posso non abbassare il voto vista la fine ingloriosa.

p.s. No, non ho visto la serie che hanno fatto in tv, ma mi riservo di poterla vedere più avanti, anche perché peggio di quel che hanno fatto gli autori non si dovrebbe fare…

Nota: un ringraziamento grande a chi dei Corpi Freddi me lo regalò a ruota di un bel giochino di indizi e scambio libri. Forse un giorno riparteciperò…

Scheda tecnica:

Titolo originale: “The Night Eternal”

anno di pubblicazione: 2011

traduttore: G.I. Staffilano

edizione: Mondadori-Omnibus

finito di stampare: maggio 2012 presso Mondadori Printing S.p.A., Stabilimento Nuova Stampa Mondadori- Cles (TN)

copertina: immagine e lettering di Marcello Dolcini

art director: Giacomo Callo

progetto grafico: Marcello Dolcini

pagine 357

“I fantasmi di Rowan Oak” di William Faulkner

Questo libro mi è arrivato in dono quando partecipavo al giochino dei “Corpi Freddi” (è un po’ che non ci partecipo, sono successe cose, rotti equilibri, mi spiace. Sono tornata a leggere come prima e frequentare le persone senza frenesia. Il giochino mi manca lo ammetto…chissà…). Non ricordo nemmeno cosa mi avesse colpito quando l’ho messo in wl, ma qualcosa deve esserci pur stato, qualcosa che ora, a fine lettura, non trovo. Rimane il bello di aver ricevuto un regalo, un libro desiderato, e come tale verrà riposto nella libreria, al suo posto.

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Di cosa parla? Beh è una serie di racconti dell’orrore o del gotico, quei raccontini attorno al fuoco che servono più a farti immaginare cosa potrebbe succedere se…se non fosse il vento a muovere le foglie o le tende…se quello scricchiolio del legno non fosse il suo normale assestamento, ma i passi di qualcuno tornato dall’oltre tomba.

Nato come ricordo dei racconti che William Faulkner raccontava ai suoi nipoti quando cera il raduno di famiglia, è in realtà un progetto editoriale abortito, senza capo nè coda. Perché? Perché le cose non sono solo slegate fra loro (e ci sta quando si parla di raccolta di racconti), ma anche buttate un po’ a caso: in centrale una serie di foto di attori e film horror di inizio secolo; un racconto viene, in due momenti diversi del libro, ripetuto con prospettiva leggermente diversa, ma sostanza uguale; un racconto dovrebbe essere pauroso e invece è onirico e sconclusionato (mi ha ricordato molto il romanzo di Gaiman “L’oceano in fondo al sentiero”, mi chiedo se si sia ispirato a questo raccontino come succo del discorso) e che sinceramente ho capito poco. Si salvano i primi due racconti, quelli che maggiormente mi hanno dato l’illusione di avere in mano un vero gioiellino della paura: “Judith” e “Il lupo mannaro”. Di impostazione diversa, ma con lo stesso filo logico: condurre il lettore ad avvicinarsi al mostro, al paranormale con incoscienza e tremore, insieme ai protagonisti, mentre l’inevitabile diventa realizzabile e … la paura prende possesso. Letti di notte, da soli, con una piccola lucina sono davvero i compagni ideali per chi, come me, ricerca di essere spaventata, senza essere schifata; di ritrovare quella sensazione infantile di protezione nelle coperte e di chiudere gli occhi di corsa per non vedere arrivare il mostro. Questi due racconti mi hanno ingannata, perché se “Il segugio” può essere alla stessa altezza, il fatto di ripeterlo è stato noioso; mentre “L’albero dei desideri” mi ha lasciato indifferente.

Voto: 5 e mezzo. Voto insufficiente per la non coerenza editoriale e per aver sprecato un’opportunità.

Scheda

Titolo originale: “The Ghosts of Rowan Oak”

anno di pubblicazione: 1980

I singoli racconti poi sono stati pubblicati e ripubblicati più volte e in singoli libri, non li segnalo per pigrizia… 😀

Traduzione e introduzione a cura di Luca Scarlini

Casa editrice: Donzelli editore

finito di stampare il 16 giugno 2005, presso le Arti Grafiche del Liri s.r.l., Isola dei Liri (FR)

copertina: Lillian Gish in “Il vento” (1928) di Victor Sjostrom

pagine 127

“Come il lupo” di Eraldo Baldini

http://www.einaudi.it/libri/libro/eraldo-baldini/come-il-lupo/978880619366

Riprendo con interesse a seguire le letture collettive autorali dei Corpi Freddi, visto che il mese scorso (sì lo so, sono in ritardo mostruoso, ma sta scimmia delle letture collettive mi sta scappando di mano…) è stato votato Eraldo Baldini, scrittore italiani osannato per la sua bravura nel comporre gialli d’impatto e pieni di emozione. Fra tutti i titoli scelgo “Come il lupo”. Sarà per la copertina, sarà perché dove c’è un lupo c’è speranza, sarà sarà, ma stavolta mi sono fatta fregare anche dal mio istinto. Oppure gli scrittori di quarte di copertina si sono fatti più furbi.

In questo libro c’erano tutti gli elementi che mi incuriosivano al di là del semplice animale selvatico. C’era un personaggio con la divisa (anche se per me il forestale è Poiana creato da Guccini e Macchiavelli in “Malastagione”); c’era una bambina con una malattia invalidante ma con un dono nel mezzo; c’era un passato tragico; e c’era un mistero. Questi elementi ci sono ancora in tutta la lettura del libro, ma sono annacquati non tanto dalla scrittura ma dalla poca chiarezza di trama. Il romanzo è un giallo/thriller o è narrativa? Perché se è il secondo posso dire che è ben scritto, ben composto con un personaggio che deve imparare a fare il padre anche nelle difficoltà, senza delegare ad altri l’onere di combattere la malattia. Se invece è un giallo l’autore ha fatto un enorme flop. E considerando che le prime 20 pagine sono scritte stupendamente, con una durezza di situazioni che raramente ho trovato in un italiano, aggiungendo che l’autore è considerato uno dei grandi del panorama di genere in terra nostrana, credo che questo libro vada letto in questa maniera. E allora, ripeto, è un flop.

L’investigazione è nulla, la ricerca è forzata (come quando giochi di ruolo e il master ti conduce per mano che tu lo voglia o no), i personaggi stereotipati e non evoluti. C’è una valle chiusa che si dimostra invece più ospitale che il bar migliore di Roma (tanto per dire una città grande abituata al via vai della gente); c’è un post seconda guerra mondiale che sfocia nella solita descrizione manichea di destra e sinistra, dimenticando volutamente le sfumature; c’è una natura che manco nel telefilm “A un passo dal cielo” con il gemello di Don Matteo; c’è l’epilessia, ma manco un medico, ma solo discriminazione e chiusure. E ci sarebbe un teschio, ma che poi possiamo anche dimenticarcelo, perché trovare chi è diventa facile (due ricerche e via), capire perché ancora di più, quindi perché indagare?

Qualcuno ha sottolineato come sia interessante il sottofondo folkloristico che guida tutta la storia, ma io ho trovato anche questo aspetto raccontato con superficialità e con mera riproduzione scolastica delle quattro nozioni imparate. Mi viene da dire quello perché se ci nasci dentro a certe storie le emozioni traspaiono dalle tue parole, ma se lo impari da altri senza empatia rimangono solo belle fotografie, anche ben fatte, ma belle solo per tappare i buchi sul muro.

Una vera delusione, lo devo ammettere e non so se voglio dare una seconda opportunità all’autore, anche se voglio scoprire se è un vero fenomeno e io ho preso il libro sbagliato, oppure è il classico fenomeno letterario ben pompato da chi è più fan che lettore critico. Voto: 4

“L’assassino ha lasciato la firma” di Ed McBain

https://www.goodreads.com/book/show/425164.Cop_Hater

Mai letto niente di suo, ma grazie alle letture collettive Corpi Freddi di un autore al mese è stato un piacere scoprirlo.

Questo è il primo suo libro legato poi all’ottantaseiesimo distretto e se questo distretto è diventato così importante e simbolico un motivo ci sarà. Ammetto che mi sarei aspettata qualcosa di più, tipo un po’ più di razzismo e crudezza visto che tutto è ambientato circa in una America anni ’50, mentre sono stata spiazzata da poliziotti molto perbene e ben fatti, delinquenti puliti e cattivi (ma mai troppo), donne fatali ma modernamente accettata.

Strana cosa.

Questa America è moderna, leale, coi ruoli ben definiti e con le scarpe pulite.

In più i pregiudizi sono davvero lasciati fuori dalle porte di casa e manco in strada ci sono. Il personaggio di Teddy ne è un esempio e sinceramente sono stata letteralmente spiazzata, ma questo non ha inficiato la lettura anzi mi ha incuriosita.

Il libro è piccolino e scorrevole sia per la linearità della storia che per la scrittura molto scarna ed essenziale. Altro elemento che non mi aspettavo. Tutto è ben descritto, ma senza usare troppi elementi o giri di parole: un buon maestro per molti scrittori contemporanei.

I personaggi sono ben costruiti e, anche se monolitici nel loro modo di essere, sono al posto giusto al momento giusto e fanno girare la vicenda senza aver bisogno di altri espedienti. Molto bello il personaggio del giornalista Savage, che spero di incontrare in altri racconti, perché si merita una bella lezione: è il classico giornalista senza scrupoli morali pur di ottenere uno scoop. Teddy è un inconsueto e inaspettato e riunisce in sè elementi molto problematici per quel periodo: donna (Teddy è un diminutivo) e muta; eppure è perfetta nel suo modo di essere. Carella è il classico poliziotto bravo ragazzo che ognuno di noi vorrebbe incontrare mentre sta facendo la propria denuncia.

La vicenda gira come se fosse impostata una pièce teatrale dove i personaggi girano attorno a una o due scene e raramente escono dalle loro quattro mura se non per interagire con qualche personaggio in più; mentre la parte strumentistica dell’investigazione, dalla polizia alla scientifica, è come se si assistesse a una ricostruzione storica del periodo, dove, per esempio, per telefonare bisogna cercare una cabina oppure usare quello del testimone oppure non si parla di dna, ma le impronte digitali e le autopsie sono rivelate con tutti i crismi.

In più quello che mi ha sorpreso è che l’essenzialità del tutto non fa distaccare il lettore, ma anzi lo incatena al racconto e più volte mi sono trovata a dover commentare quello che accadeva, in modo inconscio e istintivo.

Ne consiglio la lettura anche se con tutte le ingenuità del caso il mio voto non supera il 6 e mezzo.

Reading Corpi Freddi a Mantova

Per quanto io ami leggere, non amo i festival. O meglio non amo fare le corse fra uno stand e l’altro per poter rincorrere autori e situazioni. Non ho il fisico per queste cose o meglio credo che la lettura sia un’attività pigra, lenta, fatta per prendersi il tempo, al di là del libro che magari ti imprigiona alle pagine. La comunicazione con l’autore deve prendersi il tempo, deve essere dedicata, quasi personale, non snobbistica. Questo non vuol dire che sono contro ai festival, anzi più ci sono e meglio è, ma di quei momenti mi interessano più le persone. Mi piace guardarmi attorno e vedere come le persone interagiscono con una città messa a soqquadro, oppure come si rapportano all’argomento trattato oppure come tutto prenda un’altra veste in quei momenti. A volte questi raduni per me sono solo un motivo per incontrare altre persone che conosco, con cui chiacchiero amabilmente via internet. Casco sempre lì: il lato umano delle cose, il guardarsi negli occhi e magari fare o dire una cosa che esula dall’argomento che ci unisce. Passare dal legante al legame a volte.

Ecco perché se è possibile prendo sempre al volo l’occasione di trovarmi a Mantova con gli altri CF. Anche se il 90% delle volte non conosco l’autore o il libro che si sta parlando. Vado, imparo e ascolto. Magari ci scappa anche una battuta. Due foto e via verso casa, con la testa più leggera. Non torno mai a casa dicendo che dovrò leggere tutti i libri presentati, visto che il mio istinto rimane ben fermo e utilissimo (non ha mai sbagliato un colpo) nella scelta di un libro (meno nei film…mah…sta cosa è strana o meglio è strano che nei film venga disattivato volontariamente). Torno a casa sapendo che ho conosciuto ancora meglio le persone, che si è scambiate parole tranquille dette fra sorrisi, che magari ci è scambiate opinioni su libri o altro, mentre gli amici che si rincontrano chiedono qualcosa di più. Per me è fare qualcosa senza che mi sia richiesta l’eccellenza, ma solo la condivisione. Mi va benissimo.

Ieri sera all’interno del Festival della Letteratura i Corpi Freddi, nell’alta persona di Marco “Killer Mantovano” Piva, ha presenziato organizzato visto e preparato (non so esattamente quali di questi verbi sia il più corretto, visto la poliedricità dei CF) un reading di giovani scrittori italiani di noir.

locandina dell'evento. Come al solito la libreria IBS di Mantova ci fa da cornice
locandina dell’evento.
Come al solito la libreria IBS di Mantova ci fa da cornice

Stranamente sono arrivata in ritardo, fra il traffico e il parcheggiare (impossibile e solo affidandomi alla fortuna ci sono riuscita al secondo colpo), ma mi sono potuta godere la serata anche se quasi sempre sono stata in piedi e dietro di noi gente non interessata ogni tanto decideva che era carino parlare a voce alta. Vabbè.

Tranne De Giovanni non conoscevo nessun autore presente e li ho ascoltati seguendo sempre il mio istinto e quindi qualche libro mi ha incuriosito mentre altri no. Purtroppo la mole di autori non ha permesso di approfondire meglio ogni singolo libro oppure la carriera della stesso, ma alla fine lo scopo di ieri sera non era quello. Forse lo scopo era solo di incuriosire, oltre a riunire fisicamente un buon numero di uomini e donne accomunati dalla stessa passione o dallo stesso mestiere. Mantova fa quest’effetto tocca dire e come ogni buon festival fa pensare che l’invidia sia solo nelle pagine dei libri.

Eliminando il mio cinismo, ieri sera è stata una bella serata e quello che ho davvero apprezzato è quel senso di sana leggerezza, anche nel parlare di morti ammazzati, fra autori e con il pubblico. Il senso di condivisione è palese e anche di stima e curiosità.

Veduta d'insieme della serata
Veduta d’insieme della serata
Autori Vari e Allegri
Autori Vari e Allegri
cacciatori di autografi
cacciatori di autografi

Sono tornata a casa a notte fonda, ma è stata una bella serata ricaricante. Ovviamente non mi sono segnata nessun titolo e autore, ma non perché non voglia leggerli ma perché mi sono bellamente dimenticata di segnarmi nomi e titoli. Per fortuna che posso sempre copiare dagli altri CF! 😉

Qui, nella mia pagina fb, troverete altre foto dell’evento https://www.facebook.com/media/set/?set=a.158154484389863.1073741830.150566025148709&type=1

“L’impero dei lupi” di Grangé

Finito.

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Su anobii ho messo 3 stelle, perché alla fine per quanto il libro mi sia piaciuto nel suo complesso, non mi ha trasmesso il pathos necessario. E non capisco perché.

L’altro libro di Grangé che avevo letto era “Il giuramento” e mi aveva letteralmente attaccata a ogni pagina e anche se l’argomento mi inquietava, lo avevo finito in pochi giorni, leggendolo anche quando la stanchezza imperava. Così non è stato con questo e un po’ mi sono sentita delusa.

Delusa perché l’argomento è un “classico” o meglio è una “normale” investigazione su un serial killer, forse, su un traffico di droga, certo, su persone misteriose, quindi aveva tutti i presupposti per non essere il libro troppo pompato ed esagerato in cui il lettore deve staccare la sua logica e fidarsi totalmente di quello che gli dice lo scrittore.

Ovvio che l’elemento oltre il normale ci deve essere: dall’investigatore fuori le regole, alla trasformazione di una persona, al buono che diventa quello che mai potrebbe essere. Anche in questo caso per quanto alcune cose strappino un sorriso (non dico per non fare spoiler), alla fine ci si soprassiede senza problemi.

Quindi? Quindi non so perché non mi abbia preso.

Ho trovato molto interessante e stimolante tutta la spiegazione, storicamente vera non so, sui Lupi Grigi e avrei voluto che la cosa fosse più legata a loro, invece di usarli come “specchietto per le allodole”. Per me i Lupi Grigi sono Alì Agca e l’attentato al papa Giovanni Paolo II, sono l’eminenza grigia dietro il rapimento Orlandi, sono la Turchia in fermento continuo, sono terroristi raccontati dai giornalisti o eroi evocati da altri fanatici oppure no; sono insomma un leggero e poco approfondito chiacchiericcio televisivo, mentre si fa dell’altro in casa. Forse l’unica cosa veramente positiva della lettura è stato aver stimolato la mia curiosità su un fatto di attualità che confonde cronaca con la cronaca nera con la politica.

Il finale è proprio buttato su, come se l’autore non avesse più voglia di scrivere o si fosse reso conto che stava scrivendo un altro libro e che o doveva ricominciare tutto oppure doveva tenere nel cassetto il resto della vicenda. E come sempre la vendetta viene compiuta anche se è totalmente improbabile.

Questo libro, che vale molto di più per il regalo alla fine che per la lettura, ha il pregio però di non avermi allontanata dall’autore, ma anzi di avermi incuriosita. A breve affronterò “Miserere”.

Raramente leggo libri dello stesso autore in modo consecutivo ma a giugno avevamo su CF la lettura collettiva per autore e a votazione era stato selezionato per giugno Grangé. Sono solo in ritardo di un mese. Per Luglio ci sarà King.

Letture collettive online via faccialibro

Da quando faccio parte di Anobii il mio modo di leggere si è modificato, non tanto nei gusti, ma quanto nella condivisione di quello che leggo e nello stimolo.

Rimango un’asociale nel modo di scegliere i libri e molto spesso, anzi sempre è la recensione (non la singola ma varie) negativa a farmi scegliere un libro piuttosto che un altro, o comunque l’osanna degli amici non modifica mai il mio giudizio finale. Ho dato 3 stelle a libri osannati dai miei contatti, perché lo sentivo per quanto mi sforzassi a capire la loro passione, ma poi ho smesso di farmi domande: un libro è sempre un’esperienza singola, una comunicazione fuori tempo fra uno scrittore e un lettore. Punto. Il resto sono misere classifiche riempitive nelle pagine della cultura nei quotidiani.

Una cosa che ho modificato ma che mi è sempre piaciuto fare è la lettura collettiva di libri con altra gente e siccome la cosa nella mia città non è stata fattibile (non so, sicuramente non l’ho cercata, ma alla fine degli illustri sconosciuti non mi interessano, i conoscenti o gli amici sì), ho trovato il modo di farlo online.

Prima attraverso anobii e poi attraverso Facebook (finalmente una cosa positiva) e devo dire che mi sono divertita tantissimo, anche se la grande difficoltà è nel tarare i propri tempi di lettura.

Non ricordo quella su anobii, ma su fb è stata tutta colpa della “proprietaria” de La Libreria Pericolante e una sua amica e siamo partite con

http://www.anobii.com/books/Rot__Ruin/9788865301470/0121544d44170b5011/

Poi non ricordo se nel mezzo c’è stato altro di corsa, ma di certo abbiamo iniziato a segnalare le cose come eventi in modo da non intasare le bacheche personali. E abbiamo coinvolto altre persone.

http://www.anobii.com/books/Dolce,_cara_Audrina/9788845401916/01baed37dcded361b7/

http://www.anobii.com/books/Dolce,_cara_Audrina/9788845401916/01baed37dcded361b7/

http://www.anobii.com/books/La_casa_dinferno/0123a96c9fc13d83a1/

http://www.anobii.com/books/La_casa_dinferno/0123a96c9fc13d83a1/

http://www.anobii.com/books/Ventimila_leghe_sotto_i_mari/9788854125100/01ae2db29fb944d000/

http://www.anobii.com/books/Ventimila_leghe_sotto_i_mari/9788854125100/01ae2db29fb944d000/

http://www.anobii.com/books/Santa_Barbara_dei_fulmini/019bd5bb16458ab10d/

http://www.anobii.com/books/Santa_Barbara_dei_fulmini/019bd5bb16458ab10d/

http://www.anobii.com/books/Santa_Barbara_dei_fulmini/019bd5bb16458ab10d/

Tutte queste dall’inizio dell’anno, mentre in contemporanea ognuno di noi leggeva anche altri libri (anche altre letture collettive).

Dal primo di maggio abbiamo iniziato una cosa folle perché abbiamo deciso di leggere un romanzo d’appendice nella maniera in cui è uscito, quindi con la scadenza che abbiamo trovato su wikipedia (non è il sancta sanctorum, ma per le date e nozioni così è utile, i testi a volte latitano…) e siamo partite. Vedrò di fare un resoconto dei capitoli passati e di continuare la lettura qua.

Il libro è “Il nostro comune amico” di Charles Dickens

http://www.anobii.com/books/Il_nostro_comune_amico/01057161b5eb039785/

http://www.anobii.com/books/Santa_Barbara_dei_fulmini/019bd5bb16458ab10d/

Qui c’è la scansione temporale della lettura http://it.m.wikipedia.org/wiki/Il_nostro_comune_amico#section_1

Vediamo cosa salterà fuori.

Nel frattempo vado a finire Grangé, perché mica penserete che io abbia un solo libro in lettura, vero?

Fatti uccidere da un libro

Apro questo blog con l’elogio di un bel gioco che da anni faccio insieme agli amici del gruppo Corpi Freddi su Anobii.
Prima di tutto: chi sono i Corpi Freddi?
Beh è difficile da dire in poche parole, ma ci provo.
Prima di tutto è uno dei gruppi (da quanto ho capito ovvio) più grossi e attivi in anobii; il suo punto di riferimento sono i gialli, i thriller, i noir e ogni tanto qualche scappata nell’horror. Questo è per la parte puramente letteraria.
Poi c’è la parte dell’amicizia, perché è normale, o almeno dovrebbe esserlo, sentire l’esigenza di passare oltre lo schermo e voler incontrare le persone “di persona personalmente” e quando questo accade possono anche scattare conoscenze, amicizie o Amicizie. Perché il mondo virtuale alla fine non è molto dissimile da quello vero quando uno ci mette del suo e non indossa una maschera.

Torniamo al gioco.
Il gioco è semplice: ognuno degli iscritti volontari al gioco è vittima e killer. Si uccide spedendo, e quindi regalando, un libro scelto nella lista desideri della vittima; si cerca di far capire, ma non troppo, a tutti chi è la propria vittima con una serie di indizi criptici; si cerca di indovinare più accoppiamenti possibili e poi si aspetta di essere uccisi.

Il bello, in questo mondo veloce e tutto fruibile e comunicabile, è tornare a casa e vedere un pacco. Leggere il mittente e a volte non riconoscerlo, perché il tuo killer lo conosci solo attraverso il suo nickname. Strappare la busta e vedere l’arma con cui sei stato colpito. Aprire la pagina e leggere la dedica e sapere che dall’altra parte del pacco anche il tuo killer sarà a sua volta ucciso e avrà vissuto le tue stesse emozioni.

A questo giro sono stata uccisa con un libro che avevo preso dalla biblioteca (non ricordavo nemmeno di averlo messo in wl, pur avendola controllata. Mamma mia che arterio che ho!) e che stavo leggendo per la lettura collettiva degli autori sempre coi CF.
“L’impero dei lupi” di Grangé.

questa è proprio l’edizione che mi ha spedito il mio killer

La dedica è limpida e diretta come accade fra due persone che sono reciprocamente incuriosite dal fatto di non essersi mai conosciute, ma affettuosamente sentita per il fatto che si condividono passioni e libri.

Con questo libro inizio il blog e l’esperimento, quando possibile, di associare libro e film tratto. Stiamo a vedere.